Gert :debian: :gnu: :linux:

Scalo montagne, quando posso, altrimenti scrivo, leggo, vedo gente, compilo codice e respiro in silenzio. Umanista con un debole per la fenomenologia, l’ermeneutica, la buona cucina, il buon vino e le amicizie sincere.

𝙿𝚊𝚜𝚜𝚒𝚘𝚗𝚊𝚝𝚎 𝙰𝙸 𝚌𝚘𝚍𝚎𝚛 𝚊𝚗𝚍 GNU/𝙻𝚒𝚗𝚞𝚡 𝚞𝚜𝚎𝚛

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Cake day: November 9th, 2023

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  • @0alexita @informapirata @eticadigitale un attimo, le mie perplessità erano in relazione al sottotitolo dell’articolo: “Il lungotermismo è una delle filosofie più in voga tra i miliardari del tech…”.
    Il pensare nell’ambito della filosofia è lontano anni luce dal pensare nell’ambito tecnico. Già Aristotele diceva: “della teknè c’è dimenticanza, della phonesis no”.
    La tecnica non pensa, al massimo calcola. Se poi la devo dire tutta, in quanto sempre vecchia scienza, calcola pure male. Questo poi non vuol dire che non possa generare cose utili e vantaggiose. Il punto è che da quando l’economia ha sposato la tecnica, dando vita all’epoca tecnocratica, ai tecnici è stata data patente per pontificare di tutto, col risultato di prospettive sull’umano aberranti e superficiali. Il lungotermismo non ha alcuna dignità per essere considerato una “filosofia”.
    M2C





  • @informapirata @aitech l’ho scritto altrove, lo riscrivo qui (non è riferito a te):
    Forse avremmo qualche problema di meno se la smettessimo di usare parole come “creare” in relazione agli output forniti dalle AI dove non c’è alcuna traccia di creatività. Non è una questione di stile ma proprio di contenuto, di attinenza con il fenomeno. Nei fatti il termine che meglio indica ciò che realmente accade è “assemblare” o, al massimo, “comporre”. Parole che evocano scenari molto diversi e si prestano diversamente alla gestione del marketing.
    Non vale nemmeno più la pena di commentarle le pubblicazioni non scientifiche sulla AI, sulle quali poi viene plasmato l’immaginario collettivo, il clima e le aspettative sociali. Dai titoli di “esperti” in AI dei quali ormai tutti si fregiano, agli articoli che si lanciano in descrizioni arbitrarie e surreali, quello che abbiamo sotto agli occhi è un gioco commerciale tragicomico.